Ho fallito. Non sono entrata in un’enclave dove sarebbe stata una buona cosa entrare, un’utile mossa. Mi hanno valutata e mi hanno detto “no grazie”. Sto cercando disperatamente qualcosa dentro di me che mi dica che ci son rimasta male e non trovo NULLA perché non c’avevo sbatti.
Avrei potuto intitolare questo post “il dramma del bambino dotato”, ma sarebbe sembrato da un lato troppo arrogante e dall’altro non si sarebbe nemmeno avvicinato alla spocchia REALE che ne sta determinando la scrittura: da brava bambina (una principessina, con le maniche a sbuffo) figlia di intellettuali (voci autorevoli sostengono addirittura che mio padre fosse un genio) sono stata adeguatamente stimolata. Ho imparato cose e qualcuno ieri mi ha detto che ne so tante, leggo tanto, parlo tanto, penso tanto. Sono tanta, nel mio 1.58, eppure mi sono sempre tirata indietro nel momento in cui mi sentivo tirata troppo SU, come un mulo tirato per le redini su per la montagna. “Il prossimo anno dovresti fare i concorsi”, diceva la prof di violino. “Sei dotata, dovresti fare le gare”, diceva l’istruttore del maneggio. “Sei troppo intelligente per non fare politica”, mi ha detto mio padre qualche settimana prima di morire.
Come si dice, fatevelo voi. Mi sono fatta due anni di scuole medie dove ho rischiato di brutto di diventare un fenomeno, vista la tristezza della mia vita sociale. Fortunatamente le cose sono cambiate, è arrivata Roma che mi ha permesso di reinventarmi tutta da capo, ho riscoperto quanto fossi brava nelle relazioni umane e se proprio dovete darmi una medaglia datemelo in questo. Sono entrata nel territorio piacevole della “quasi norma”.
L’idea di una sottoscritta violinista è simile alle unghie sulla lavagna, NON SO disegnare e la mia capacità di capire la matematica è piuttosto base. E questo mi va BENISSIMO. Ho sempre pensato che mio padre, il genio, fosse molto più intelligente di me e adesso non ne sono più così convinta: se volessimo fare un paragone prendendo come esempio la forma fisica di due persone credo in effetti di essere IO quella con più muscoli, quella geneticamente benedetta, solo che mio padre andava in palestra tutti i giorni, io invece mi limito a farmi un giretto in montagna ogni tanto e qualche camminata, o una mezz’oretta di pilates tanto per gradire.
Sono quella che “è intelligente ma non si impegna” e saperlo fare ha richiesto un costante esercizio di libero arbitrio.